Le fotografie provengono dalla collezione privata di Marcos Andreou
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Autore: Marcos Andreou
Traduzione dall'originale greco: Alexandros Deligiorgis
Revisione del testo italiano: Paolo Michele Cordaro
L'esercito greco, durante la campagna del 1940-41, utilizzo' tre diversi modelli di elmetto, il francese Adrian M.le 1915, l'inglese Mk 1 e, soprattutto, l'elmetto greco che si vede nell' illustrazione a sinistra.
Quest' ultimo fu ordinato nel 1936, e costruito nella "Fabbrica Metallurgica e Smalteria di Athanasios Costas", sull' isola di Kea.
I tre tipi di elmetti utilizzati nel periodo 1940-41 dall' Esercito Ellenico. Da sinistra a destra: a) elmo di fabbricazione greca di A. Costas b) elmo francese M.le 1915 c) elmo Mk1
Molto si e' detto sull'origine e la costruzione dell'elmetto utilizzato dall' Esercito Ellenico durante la campagna italo-greca ma senza giungere, fino ad oggi, ad una documentazione completa ed attendibile.
Sin dalla sua nascita, nel 2012, la "Squadra di renacting ELLENIKOS STRATOS 1940", ha avviato per proprio conto una ricerca storica allo scopo di ritrovare tracce e prove utili a ricostruire la provenienza e la fabbricazione dell' elmetto in dotazione alle FF.AA. greche.Gli elementi emersi nel corso di questa indagine hanno permesso di stabilire, senza ombra di dubbio, che l' elmetto e' stato progettato e costruito in tutto e per tutto in Grecia.
Dettagli importanti del bando di gara e dell' appalto per la fornitura dell' elmetto alle Forze Armate greche risalente al 1936 sono riportati nel libro intitolato "Gli armamenti di Grecia 1936-1940" e provengono da documenti ufficiali di proprieta' dell'autore Constantinos D. Vlassis.
Secondo i documenti citati, la prima gara internazionale per la fornitura di 250.000 elmetti fu indetta il 4 dicembre del 1935 e si svolse in data 4 gennaio 1936 senza esito.
Di conseguenza venne ripetuta il 20 febbraio, il 31 marzo ed il 10 maggio dello stesso anno con i medesimi risultati.
Infine, il 15 ottobre 1936 parteciparono alla gara, presentando ciascuna dei prototipi, sei diverse aziende qui di seguito elencate :
1) La "Fabbrica Metallurgica e Smalteria di Kea", di Athanasios Costas. A pagina 23 del catalogo della fabbrica vi e' un'illustrazione dell'elmetto sotto forma di disegno.
2) La "Societa' ellenica PYRKAL" (Casa italiana Maneta). A pagina 194 del catalogo PYRKAL e' illustrato l' elmetto che la societa' propose, molto simile al modello finale realizzato dalla Fabbrica di Kea.
3) L' azienda tedesca "Zeintze" che, in quegli anni, produceva il famoso elmetto m.35.
4) L' Unione Industriale Greca. Non ci sono dati sul modello presentato alla gara d' appalto.
5) L' arsenale cecoslovacco "Ceskoslovenska zbrojovka" di Brno, che gia' produceva l' elmetto m32-34.
6. La Casa "Otto Ruben" da Svezia. Non e' stato riferito quale tipo degli elmetti che produceva e' stato proposto. Possiamo solo supporre come piu' probabile, il tipo M26 che si vede al centro.
Dalla relazione conclusiva della gara del 31/10/1936 risulta che soltanto la Fabbrica di Kea aveva rispettato pienamente i requisiti del bando di gara.
Segui' un'ulteriore gara tecnica, dal cui verbale si evince che a superarla furono soltanto la Fabbrica di Kea con punteggio del 100% e la Zeintze con il 94,22%. Infine l' 8 dicembre 1936 fu indetta, a cura della Commissione Suprema del Ministero della Difesa per le Forniture, la selezione conclusiva ove ancora una volta si piazzo' al primo posto la manifattura ellenica di Kea, seguita dalla tedesca Zeintze.
Il prezzo stabilito per l' elmetto greco (realizzato in acciaio svedese) era di 302.50 dracme. I tempi di consegna presso il Deposito Generale dell' Esercito greco al Pireo erano di 10 mesi a decorrere dal terzo mese successivo alla stipula del contratto.
Per l' elmetto di produzione tedesca, invece, il prezzo previsto era di 321.625 dracme e prevedeva un' imbottitura interna piu' economica in tre patte di pelle anziche' quella con otto linguette.
La consegna era prevista sette mesi dopo la stipula del contratto.
In attesa della comunicazione ufficiale dell' esito della gara per la fornitura, furono presentate altre proposte da parte di fornitori esteri che offrirono anche elmetti usati britannici, americani, serbi, oppure di tipo francese e ceco, i quali, pero', furono giudicati non idonei.
Particolarmente interessante e' il resoconto effettuato da una commissione di ufficiali tecnici militari nell' aprile del 1935 sulla disamina della proposta presentata in sede di gara dalla Fabbrica di Kea, che sanciva l' idoneita' della fabbrica a produrre gli elmetti e l'omologazione del 25 giugno 1936 per la produzione di un quantitativo massimo di 50.000 elmetti al mese. Il 14 dicembre 1936, l'ASEA affido' la fornitura di 250.000 elmetti alla "Fabbrica Metallurgica e Smalteria di Kea", per un prezzo di 290 dracme al pezzo. Il pagamento sarebbe stato rateizzato in due versamenti: il primo per un ammontare di 42.500 dracme durante l'anno fiscale 1937-38 ed il secondo di 30.000 dracme nell'anno fiscale successivo, senza interessi..
Nel corso della nostra ricerca, abbiamo esaminato da vicino oltre 300 esemplari di questi elmetti e, durante la Mostra dell' industria ellenica a Ghazi (Atene), svoltasi a marzo del 2018, abbiamo preso contatti con l'Associazione Amici della Fabbrica Metallurgica e Smalteria di Kea.
Con il gentile permesso dei membri dell'associazione Markos Andreou e Giorgios Krikelas, il 22 maggio 2018, abbiamo fatto visita, nella sua casa di Drapetsona, al presidente dell' associazione, il Sig. Ioannis Eughenicos, l 'ultimo operaio specializzato ancora in vita, addetto ad una delle tre presse per lo stampaggio delle calotte degli elmetti greci.
Il Sig. Eughenicos insieme a Markos Andreou, durante la nostra prima visita nella sua casa di Drapetsona, ci illustra alcune particolarita' tecniche dell'elmetto greco.
Il 26 giugno 2018 ha luogo una seconda visita in casa del Sig. Eughenicos a Kea, presso il museo dell' Associazione degli Amici della Fabbrica Metallurgica e Smalteria, custodito dallo stesso Sig. Eughenicos e presso la fabbrica oggi in stato di abbandono.
La fabbrica di Kea come si presenta oggi, sito storico protetto ma abbandonato.
Nomen omen, il cognome del Sig. Ioannis rende bene il suo carattere di persona affabile e gentile. Dopo averci accolto con grande gioia ed entusiasmo, nell' intervista che ci ha rilasciato, ha depositato la sua personale testimonianza descrivendo, con dovizia di particolari tecnici, tutte le fasi di produzione dell' elmetto greco nella fabbrica di Kea.
Disegno proveniente dalla fabbrica che raffigura lo schema dell'elmetto greco.
Come ci ha esposto il Sig. Eughenicos, l' autore del disegno dell'elmetto fu il direttore tecnico Michail Vlados a cui si dovevano il design e la produzione di tutti i prodotti della fabbrica. Fu una mente eccelsa, greco di origine ma proveniente dalla Russia, aveva collaborato con numerose fabbriche all' estero prima di rientrare in Grecia.
In Russia diresse una fabbrica con un organico di 30.000 dipendenti. Anche il suo omonimo nipote lavoro' nella fabbrica di A. Costas come progettista tecnico cosi' come la nipote Maria Vlados presso lo studio artistico Samplon.
Michail Vlados (a sinistra nella foto) testa la qualita' dei prodotti.
Nel 1937, all'eta' di quattordici anni, il Sig. Eughenicos, insieme con altri ragazzi dell'isola, lavorava in casa fissando l' imbottitura di pelle sul cerchione di metallo servendosi di un apposito rivetto di ottone a due estremita'. Venivano pagati 20 dracme a pezzo come ci ha descritto con commozione.
La sala macchine della fabbrica dove gli elmetti venivano lucidati e sottoposti a vari altri interventi.
In seguito Eughenicos venne assunto come operaio nella sala macchine e da li' passo' a operatore delle presse per il tagliaggio della lamiera. Proprio la pressa visibile nella foto e' una delle tre che la fabbrica utilizzava per lo stampaggio degli elmetti e che, oggi, si trova nello spazio esterno del museo di Kea.
Dall' Inghilterra arrivavano via mare lastre d' acciaio di forma circolare, di diametro di circa 40 cm e spessore 1,1 mm.
Il procedimento prevedeva che ogni disco d'acciaio venisse dapprima oliato e, successivamente, avveniva lo stampaggio nella pressa, dove la calotta assumeva una forma emisferica, come ci ha illustrato il Sig. Eughenicos.
Il Sig. Eughenicos ci mostra come veniva posizionato il disco d'acciaio nella pressa.
In questa foto si vede una calotta dell'elmetto in questa prima fase successiva allo stampaggio.
A questo punto e' utile precisare che la fabbrica possedeva tre presse di cui due aventi pressione di 100 tonnellate e peso di 17 tonnellate ciascuna ed una dalla pressione di 60 tonnellate e dal peso di 12 tonnellate. Nella fotografia sono visibili due di queste presse di stampaggio durante la fase di produzione. In fondo a sinistra si distingue il Sig. Eughenicos durante il lavoro alla pressa come indicato dal suo nome scritto a penna sulla foto.
Fasi produttive dell'elmetto greco.
La fase successiva era la delineatura del bordo dell' elmetto, che si otteneva utilizzando come campione un' altra calotta sovrapposta. Seguiva il taglio della lamiera in eccesso con le forbici elettriche visibili nella foto.
Infine, con apposito macchinario, il bordo veniva piegato verso l'esterno. Terminate tutte le fasi di costruzione della calotta, venivano praticati i fori per le viti di fissaggio del cerchione interno e la calotta ultimata veniva lucidata al tornio.
Forbici elettriche, esposte nell'atrio del museo, con cui gli operai tagliavano dal bordo inferiore la lamiera in eccesso dando alla calotta la caratteristica forma.
Calotta lucidata.
In seguito i pezzi si introducevano nel forno per lo sgrassaggio e venivano preparati per la tempratura.
Forno dove si tempravano le calotte.
Prima di essere infornate in file da cinque, all' interno delle calotte venivano applicati dei telai in corrispondenza dei fori di fissaggio, per conferire la larghezza desiderata e la forma definitiva.
Il Sig. Eughenicos fu addetto a questo lavoro prima di essere adibito ad operatore delle presse. Raggiunta la temperatura di 800 gradi, avveniva la prima tempratura mediante immersione delle calotte in acqua, seguiva una seconda tempratura identica alla prima, ma con immersione in olio. Veniva eseguito anche un controllo di qualita' utilizzando dei campioni per ogni lotto e misurando la durezza dell' acciaio. Per l'esattezza si lasciava cadere da un'altezza prestabilita una sfera sulla calotta e si misurava il rimbalzo. Nel caso in cui la durezza non fosse quella desiderata il procedimento della tempratura veniva ripetuto.
Il reparto verniciatura. Si notano i piedistalli girevoli ove venivano posizionate le calotte.
Dopo la duplice tempratura, le calotte venivano sgrassate con degli acidi, essiccate e verniciate a spruzzo in colore khaki nell'apposito reparto della fabbrica. Le calotte venivano collocate su dei piedistalli girevoli. Quindi, dal reparto verniciatura, le calotte gia' pronte venivano trasferite all' essiccatoio dove erano lasciate asciugare all' aria per un giorno intero.
L'essiccatoio dove le calotte venivano depositate ad asciugare per 24 ore.
Le imbottiture interne non venivano prodotte nella fabbrica, ma erano fornite dall' esercito ed inviate insieme ai soggoli a bordo di una nave proveniente dal Pireo.
Le operaie della fabbrica fissano le imbottiture alle calotte.
Le imbottiture venivano fissate manualmente dalle operaie, che si servivano di quattro viti e di appositi dadi. Durante il conflitto, quando la produzione arrivo' al suo apice, tutte le giovani donne dell' isola lavoravano (anche a domicilio) per montare le imbottiture sulle calotte. Una volta pronti gli elmetti seguiva l' ultima fase, quella dell' imballaggio. Ogni singolo esemplare veniva impacchettato in carta oleata ed inserito in cassette di legno dalle dimensioni di 1 x 1 m allineate in colonne a gruppi di cinque. Le cassette venivano, poi, sigillate e preparate per essere consegnate all' esercito.
A riceverle era una commissione speciale della fabbrica, successivamente le cassette venivano caricate sulle navi e destinate al fronte oppure ai depositi dell' esercito.
L'ultima fase della produzione: l'imballaggio. In fondo a destra il direttore tecnico della fabbrica, Michail Vlados.
Elmetto della Fabbrica di Kea in uso durante un'esercitazione dell'Esercito Ellenico prima dello scoppio delle ostilita'.
E' stata per noi una grande sorpresa apprendere dal Sig. Eughenicos che nessuna delle fasi produttive dell' elmetto era automatizzata, ma tutti i procedimenti venivano realizzati a mano.
Il personale all'ingresso della fabbrica.
Durante la guerra la fabbrica era in attivita' 24 ore al giorno su tre turni: 6.00/14.00, 14.00/22.00, 22.00/6.00 ed impiegava 400 operai per ogni turno.
La produzione giornaliera si aggirava sui 300-400 pezzi per ogni pressa come ci ha rivelato il Sig. Eughenicos. E' stato, inoltre, appurato che l' ordinativo di 250.000 pezzi fu stato portato a termine e superato, e' impossibile, pero', stabilire di quanto.
Gli elmetti venivano realizzati in tre misure:
Dimensioni per taglia.
a. Taglia piccola, 55 con larghezza massima esterna di 22,5 cm equivalente ad una circonferenza cranica di 55-56 cm.
b. Taglia media, 57 con larghezza massima esterna di 23,5 cm equivalente ad una circonferenza cranica di 57-58 cm.
c. Taglia grande, 59 con larghezza massima esterna di 24,5 cm equivalente ad una circonferenza cranica di 59-60 cm
L' imbottitura interna era costituita da un cerchione metallico e da un rivestimento in pelle. Il cerchione era fabbricato con una lamina d' acciaio di 20 mm x 0.5 mm.
Imbottitura completa pronta per essere fissata alla calotta.
Il rivestimento era in pelle di capra sottile, composto da una striscia perimetrale su cui erano cucite sette patte di pelle, formante una sorta di cupola a protezione del cranio.
Sei di queste linguette erano forate, mentre su una di esse era stampigliata a secco la scritta "ELLENIKOS STRATOS" (Esercito Ellenico) sormontata dalla corona e racchiudente una croce greca ed il numero di taglia dell' imbottitura all' interno di un ovale.
Un'imbottitura taglia 59. Sul bordo interno della calotta si nota il timbro a inchiostro recante la taglia dell'elmetto.
Il timbro a secco era riportato su una delle patte di cuoio. Questa imbottitura riporta il numero di taglia 57.
Tra il rivestimento in pelle ed il cerchione d' acciaio si interponeva una striscia ondulata di feltro che proteggeva il cuoio dal logoramento dovuto allo sfregamento a contatto con il metallo e rendeva l' elmetto piu' confortevole da indossare.
Il soggolo di pelle fissato al cerchione era munito di due fibbie scorrevoli, peculiarita' dell'elmetto greco.
Come ci ha rivelato il Sig. Eughenicos, in un' area esterna della fabbrica venivano effettuati i test balistici sull' elmetto, utilizzando un apposito piedistallo che si e' conservato fino ad oggi.
Sull' isola di Kea, la fabbrica che ha prodotto gli elmetti dell' "epopea" greca del 1940 si erge ancora fieramente in piedi, quasi incurante dell' inesorabile scorrere del tempo ma, purtroppo, abbandonata e dimenticata dallo Stato.
L' Associazione degli Amici della Fabbrica, con il sostegno degli enti locali, degli abitanti dell' isola, e con lo sforzo titanico di privati cittadini come il Sig. Eughenicos, ha potuto finora preservare, con risorse proprie, tutto cio' che ancora resta della fabbrica ed e' custodito nel museo appositamente creato.
Durante la nostra visita negli ambienti della fabbrica, abbiamo trovato resti di elmetti greci, cerchioni, pellami utilizzati per il rivestimento interno (come visibile nelle immagini) insieme a diversi altri prodotti smaltati e a casse contenenti le viti per il fissaggio.
Cassette di legno contenenti viti 1/8 x 6 e dadi utilizzati per fissare i cerchioni alle calotte. Se ne trovano ancora sparsi sul pavimento della fabbrica.
La Fabbrica Metallurgica e Smalteria di Kea di A. Costas ha scritto una pagina memorabile nel libro d' oro dell' industria ellenica, contribuendo validamente alla resistenza armata durante la campagna del 1940-41, e mostrando la mondo la capacita' creativa del popolo greco e le sue possibilita' di ottenere importanti successi, spesso contro l'opinione corrente.
Ringraziamo i Sigg. Ioannis e Giorgios Eughenicos, Dionisios Grammatikos, Michalis Khanos, Giorgios Krikelas, la Sig.ra Efrosyni Galani ed ancora Apostolos Brentas, Constantinos e Savvas Vlassis.